Atelier inclusivi con l’Art Brut è il nuovo volume pubblicato da Centro Edizioni Erickson a cura di Alessandra Falconi e Valentina De Pasca. La pubblicazione propone suggerimenti e materiali per organizzare percorsi inclusivi di arte ispirati alla Brut Art, una corrente artistica che lascia spazio all’improvvisazione e che rifiuta ogni riferimento esplicito e ricercato ad altre correnti.

L’Art Brut, concetto inventato nel 1945 dal pittore francese Jean Dubuffet per indicare le produzioni artistiche realizzate da non professionisti o pensionanti dell’ospedale psichiatrico che operano al di fuori delle norme estetiche convenzionali, ci invita alla scoperta, e forse è per questo che ci sembra così vicina alla connotazione dell’infanzia che «fuoriesce, trasborda, sconfina, perché è fatta di momenti incommensurabili e dell’esperienza di continue epifanie, perché implica il rapporto di scambio alla pari con piante, animali, oggetti, mondi, perché impegna alla mescolanza di linguaggi e al cambiamento costante».

I disegni dei bambini possono essere considerati opere di Art Brut in quanto la loro cultura visuale non è influenzata da modelli precedenti, ma trova ispirazione nell’impulso e non ha alcuna velleità estetica. La scoperta della possibilità di lasciare una traccia è l’aspetto primario da cui muove l’attività grafica dei bambini che non si preoccupa, almeno nei primi anni di età, di «aver fatto bene», di aver creato qualcosa di bello. In loro regna la libertà d’invenzione, la disinvoltura di approfondire l’immaginario, senza sentire la necessità di trovarne una giustificazione, nonché di allontanarsi dal reale.